Capire la SFDR: il quadro europeo sulla trasparenza ESG spiegato semplicemente
Capire la SFDR significa comprendere ciò che struttura la finanza sostenibile in Europa. Obblighi, strumenti, impatti: facciamo chiarezza.

Di fronte all'urgenza climatica, alle crescenti sfide sociali e alla maggiore richiesta di trasparenza finanziaria, l'Unione Europea ha introdotto il Regolamento sull’informativa di sostenibilità nel settore dei servizi finanziari, ovvero la SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation).
Entrato in vigore a marzo 2021, questo regolamento impone ai professionisti della gestione patrimoniale – società di gestione, banche, assicurazioni – di comunicare in modo chiaro e armonizzato la considerazione, o meno, dei criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) nei prodotti d’investimento che propongono.
L'obiettivo è duplice: aumentare la trasparenza per gli investitori e combattere il greenwashing regolando le pratiche del settore.
Che cos'è la SFDR?
La SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) è un regolamento europeo che obbliga gli operatori finanziari a pubblicare informazioni chiare e standardizzate sulla sostenibilità dei loro prodotti d'investimento, con l’obiettivo di rafforzare la trasparenza e combattere il greenwashing.
Il regolamento SFDR è stato promosso dalla Commissione europea nell’ambito del Piano d’azione per la finanza sostenibile avviato nel 2018. Fa parte di un più ampio corpus normativo, collegato alla Tassonomia europea e alla direttiva CSRD sul reporting di sostenibilità aziendale. L’obiettivo è permettere agli investitori di confrontare i prodotti finanziari in base alla loro performance ESG (ambientale, sociale, governance), incentivando allo stesso tempo i gestori patrimoniali a integrare tali tematiche nelle proprie decisioni d’investimento.
Di seguito, questo articolo propone un’analisi completa del regolamento SFDR: chi riguarda, cosa significano realmente le menzioni “Articolo 6”, “8” o “9” e come permettono di orientare le scelte in fatto di investimenti responsabili.
Prima di tutto, il regolamento SFDR opera in un contesto ricco di termini chiave. Ecco alcune definizioni essenziali per capire meglio l’argomento:
- PAI (Principal Adverse Impacts): Indicatori che misurano gli impatti negativi significativi che un investimento può avere sui fattori di sostenibilità (es. emissioni di gas serra, violazioni dei diritti umani)
- RTS (Regulatory Technical Standards): Norme tecniche che definiscono formato, contenuto e modalità di presentazione delle informazioni da pubblicare secondo la SFDR
- Documentazione pre-contrattuale?
- Documentazione periodica?
- Sustainability Risk (Rischio di sostenibilità): Rischio che un evento ESG abbia un impatto negativo rilevante sul valore di un investimento
- Tassonomia europea: Classificazione ufficiale delle attività economiche considerate ambientalmente sostenibili
- Disclosure: Obbligo di pubblicazione delle informazioni. Ai sensi della SFDR, riguarda la divulgazione delle modalità di integrazione (o meno) dei criteri ESG nelle strategie di investimento
- EET (European ESG Template): Formato standardizzato per lo scambio di dati ESG tra data provider, distributori e gestori patrimoniali in Europa
Chi sono gli attori interessati dalla SFDR?
Il regolamento SFDR si applica a un’ampia gamma di operatori del settore finanziario che agiscono nell’Unione Europea. Riguarda principalmente i partecipanti ai mercati finanziari (PMF) e i consulenti finanziari, ovvero:
- Società di gestione di asset (OICVM, FIA, fondi di investimento alternativi)
- Compagnie assicurative che offrono prodotti assicurativi basati sulla vita
- Istituti di credito che commercializzano prodotti di risparmio o investimento
- Fondi pensione e istituzioni di previdenza professionale
- Consulenti finanziari indipendenti o collegati, che raccomandano prodotti finanziari ai clienti
Questi soggetti devono pubblicare informazioni dettagliate sulla propria politica di sostenibilità, sui rischi ESG associati agli investimenti e sugli eventuali impatti negativi delle scelte d’investimento (PAI - Principal Adverse Impacts).
È importante notare che anche coloro che non integrano i criteri ESG nelle proprie strategie d’investimento sono soggetti all’obbligo di trasparenza: devono esplicitamente comunicare e motivare questa scelta. In tal senso, la SFDR non rende obbligatorio l’investimento sostenibile, ma impone di chiarire le intenzioni e standardizzare la comunicazione sulla sostenibilità.
Infine, sebbene la SFDR sia riferita agli operatori europei, essa ha anche effetti extraterritoriali: le entità non europee che desiderano commercializzare prodotti finanziari nell’UE devono rispettare alcune delle disposizioni previste dal regolamento.
Quali sono i prodotti finanziari interessati?
Il regolamento SFDR si applica a tutti i prodotti finanziari offerti agli investitori dagli operatori del settore finanziario. Comprende un’ampia varietà di strumenti, purché siano commercializzati nell’Unione Europea. In particolare, sono inclusi:
- Fondi di investimento (OICVM, FIA)
- Prodotti assicurativi sulla vita a unit-linked
- Prodotti pensionistici professionali o individuali
- Portafogli gestiti su mandato
- Prodotti di cartolarizzazione
- Alcuni prodotti strutturati e derivati, se rientrano nella gestione collettiva o in un contesto d’investimento
La SFDR quindi non si limita ai prodotti cosiddetti “verdi” o etichettati ESG. Si applica a tutti i prodotti finanziari, indipendentemente dall’integrazione o meno dei criteri di sostenibilità. Il cuore della normativa è chiarire il posizionamento ESG di ciascun prodotto, obbligando i gestori a dichiarare, secondo standard comuni, se e come integrano i fattori ESG e con quali obiettivi.
Di conseguenza, tutti i prodotti devono essere classificati in una delle seguenti tre categorie, definite dagli articoli 6, 8 e 9 della SFDR:
- Articolo 6: prodotti senza obiettivi ESG né impegno sull’integrazione di criteri di sostenibilità
- Articolo 8: prodotti che promuovono caratteristiche ambientali e/o sociali
- Articolo 9: prodotti con obiettivo esplicito di investimento sostenibile
Questa classificazione deve comparire nella documentazione precontrattuale e periodica dei prodotti (prospetto, KID, rendiconti). Permette all’investitore di confrontare i prodotti in base al livello di impegno ESG, con totale trasparenza. Per saperne di più, consulta il nostro articolo dedicato (link all’articolo Articolo 6,8,9).
Quali sono gli strumenti normativi associati alla SFDR?
Per garantire efficacia e armonizzazione nell’applicazione della SFDR sono stati sviluppati diversi strumenti regolamentari e quadri tecnici integrativi. Questi permettono la standardizzazione del reporting, la comparabilità fra prodotti e l’interoperabilità con altre normative di sostenibilità.
- RTS (Regulatory Technical Standards): Queste norme tecniche regolamentari disciplinano la presentazione delle informazioni SFDR da parte degli operatori finanziari. Definiscono formato, struttura dei documenti, indicatori da pubblicare e le metodologie per il calcolo degli impatti di sostenibilità. Gli RTS sono fondamentali per comprendere il contenuto del reporting SFDR
- PAI (Principal Adverse Impacts): Si tratta di una griglia di indicatori che consente di misurare gli impatti negativi potenziali che un prodotto finanziario può avere sulle tematiche ESG (ad esempio: emissioni di CO₂, uso dell’acqua, violazioni dei diritti umani). Dal 2023, la pubblicazione di un report PAI è obbligatoria per le grandi entità
- Collegamento con la Tassonomia europea: SFDR e la Tassonomia rappresentano pilastri complementari della finanza sostenibile in Europa. La Tassonomia individua le attività economiche ambientalmente sostenibili, mentre la SFDR indica se e in che misura un prodotto vi investe. Insieme rafforzano trasparenza e credibilità dei prodotti “verdi”
- Interoperabilità con altri quadri: la SFDR è progettata per integrarsi con altre iniziative regolamentari o volontarie, come: CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive): reporting extra-finanziario aziendale, GRI (Global Reporting Initiative) e ISSB (International Sustainability Standards Board): standard globali di sostenibilità, TCFD (Task Force on Climate-related Financial Disclosures): quadro per il reporting climatico focalizzato sui rischi
L’interoperabilità mira a evitare la frammentazione degli standard ESG e a facilitare il dialogo tra imprese, investitori e regolatori.
Qual è l’impatto sulle richieste di trasparenza?
L'applicazione della SFDR ha rafforzato in modo significativo gli obblighi di trasparenza nel settore finanziario, su diversi livelli.
Da un lato, a livello di entità, le società di gestione sono ora tenute a pubblicare la propria politica di integrazione dei rischi di sostenibilità, spiegando come le tematiche ambientali, sociali e di governance (ESG) vengono considerate nelle decisioni di investimento. Devono inoltre dichiarare la propria posizione rispetto ai principali impatti negativi (PAI – Principal Adverse Impacts) che gli investimenti possono avere sui fattori di sostenibilità.
Dall’altro, a livello di prodotto finanziario, la SFDR impone di classificare ogni prodotto in base all’impegno ESG (articolo 6, 8 o 9) e di riportare tale classificazione nei documenti precontrattuali (come i KID) e nel materiale marketing. L’investitore dispone quindi di informazioni chiare sulle caratteristiche di sostenibilità dei prodotti offerti.
Infine, le società devono descrivere l’integrazione dei rischi di sostenibilità, ovvero spiegare come i rischi ESG vengono valutati, integrati e come possono influire sul rendimento finanziario di un prodotto. Questa trasparenza rafforzata punta a ridurre il greenwashing e favorire una allocazione del capitale più responsabile.
Esempi di obiettivi e utilizzi della SFDR
Questi obblighi hanno diverse finalità: la SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) è stata pensata come uno strumento per guidare i mercati finanziari verso una maggiore sostenibilità. Mira a diversi obiettivi concreti, sia per gli operatori finanziari sia per gli investitori.
In primo luogo, la SFDR mira a rafforzare l’informazione agli investitori. Grazie a una presentazione armonizzata delle caratteristiche ESG dei prodotti finanziari, i risparmiatori possono confrontare più facilmente le opzioni d’investimento disponibili, in base al loro grado di allineamento ai criteri ambientali, sociali o di governance. L’aumentata trasparenza permette ai clienti di investire in linea con i propri valori e preferenze di sostenibilità.
Inoltre, la SFDR introduce un quadro ufficiale di classificazione dei fondi su tre categorie (articoli 6, 8 e 9). Questo sistema distingue chiaramente tra prodotti che non considerano i criteri ESG (articolo 6), che li integrano in modo significativo (articolo 8) e che hanno un obiettivo specifico di investimento sostenibile (articolo 9). Tale categorizzazione rende chiara la posizione ESG di ogni prodotto e facilita la costruzione di portafogli sostenibili.
Un altro importante obiettivo della SFDR è combattere il greenwashing. Obbligando i gestori patrimoniali a giustificare in modo dettagliato e standardizzato ogni dichiarazione ESG, il regolamento disciplina rigorosamente la comunicazione di marketing, riducendo il rischio di affermazioni fuorvianti o eccessive sulla reale sostenibilità dei prodotti finanziari.
La SFDR agisce anche nella direzione dell’allineamento dei flussi finanziari con gli obiettivi climatici dell’Unione Europea, in particolare la neutralità carbonica entro il 2050. Attraverso obblighi di trasparenza sugli impatti negativi degli investimenti (PAI) e la sinergia con altri quadri normativi come la Tassonomia europea, favorisce l’identificazione e il finanziamento di attività economiche realmente sostenibili.
Infine, a livello macroeconomico, la SFDR contribuisce a reindirizzare i capitali verso settori chiave per la transizione ecologica e sociale, in linea con il Green Deal europeo. In tal senso, non è solo uno strumento di reporting: rappresenta anche un lever di trasformazione per il sistema finanziario.
Le ultime novità sulla SFDR
Il regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), in vigore da marzo 2021, ha attraversato varie fasi di revisione. Diverse istituzioni europee – tra cui la Commissione europea, l’AMF (Autorité des Marchés Financiers), l’IFD (Institut de la Finance Durable) e la sua controparte tedesca SFB – hanno pubblicato prese di posizione ufficiali chiedendo un rafforzamento e una maggiore chiarezza del quadro normativo.
Riconosciuto il bisogno di una riforma
A luglio 2023, la Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica per la revisione della SFDR. L’iniziativa mira a risolvere le lacune emerse nella prima applicazione: incertezze giuridiche, ampia discrezionalità interpretativa sugli articoli 6, 8 e 9, complessità negli obblighi di reportistica e difficoltà di attuazione per gli operatori finanziari.
Febbraio 2024 – Posizione dell’AMF
In risposta, l’AMF ha pubblicato a febbraio 2024 una posizione ufficiale in cui propone una riforma della SFDR lungo due assi principali:
- Chiarire le categorie di prodotto: introdurre criteri oggettivi e verificabili per regolare la classificazione dei prodotti finanziari secondo il loro livello di impegno ESG.
- Semplificare gli obblighi di trasparenza, concentrandosi sulle informazioni effettivamente rilevanti per gli investitori e garantendo coerenza con le altre normative europee (CSRD, Tassonomia, ESRS...).
L’AMF ricorda che la SFDR deve rimanere uno strumento centrale di comparazione tra prodotti, senza creare ulteriore burocrazia inutile.
Giugno 2024 – Posizione comune franco-tedesca (IFD & SFB)
L’IFD (Francia) e la SFB (Germania) pubblicano una posizione congiunta, sottolineando l’importanza di:
- Rafforzare la coerenza tra le normative di finanza sostenibile, in particolare tra SFDR, Tassonomia europea e CSRD
- Chiarire il concetto di investimento sostenibile, oggi troppo vago, includendo esplicitamente la nozione di transizione come pilastro fondamentale.
- Ridurre le attuali zone grigie interpretative che rendono difficile l’applicazione concreta della regolamentazione da parte degli operatori finanziari.
Il documento sottolinea la necessità di definizioni più rigorose e di standard armonizzati a livello europeo, per assicurare solidità e credibilità alla SFDR.
Nel frattempo: i lavori tecnici proseguono
L’aggiornamento degli RTS (Regulatory Technical Standards), pubblicati inizialmente nel 2022, è stato rivisto per integrare nuovi indicatori – soprattutto sociali – e migliorare l’armonizzazione del reporting. L’applicazione dei nuovi RTS è avvenuta da gennaio 2025.
La Commissione lavora inoltre a un’ipotesi di nuova classificazione dei prodotti, articolata su quattro categorie:
- Prodotti neutri (ex-articolo 6)
- Prodotti che promuovono caratteristiche ESG (ex-articolo 8)
- Prodotti con obiettivo di sostenibilità (ex-articolo 9)
- Prodotti di transizione o ad impatto (nuova categoria proposta)
Questa riflessione mira a riflettere meglio la varietà delle strategie ESG, contrastando più efficacemente il greenwashing.
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